Io ricordo ancora le parole dell grande Manu ad un suo corso,che dicevano "Cercate di tenere tutti i semi di tutti i frutti che mangate perchè un giorno serviranno" leggete questa
In una grotta scavata nel permafrost delle isole Svalbard, a metà strada tra l’estremità settentrionale della Scandinavia e il Polo Nord, ha preso il via ieri (feb 2008 nd.r.) un progetto faraonico, destinato a garantire il nutrimento di centinaia di generazioni future.
È un gelido caveau a settanta metri di profondità nel cuore di una montagna affacciata sul livido braccio di mare di fronte a Longyearbyen. Qui si cercherà di conservare, per una ragionevole eternità, non il corpo imbalsamato di un uomo di straordinaria potenza, ma l’intero patrimonio di sementi che l’umanità ha sviluppato, nei circa dodicimila anni trascorsi da quando ha domesticato la prima pianta.
“Il deposito è studiato per durare anche duemila, cinquemila anni, solo chi ha costruito le piramidi ha forse guardato così lontano”, dice Cary Fowler, direttore del Fondo mondiale per la diversità delle colture, organismo che gestirà la struttura, finanziata dal Governo norvegese.
Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, l’ha definita “un giardino dell’Eden surgelato”, i più romantici la chiamano “l’arca di Noè dei vegetali”, il nome ufficiale è Global Seed Vault. Una cassetta di sicurezza dei grani del mondo: non una banca dei semi, ma una doppia copia, il duplicato delle collezioni conservate nelle banche nazionali, che potrebbero essere danneggiate da guasti, guerre, disastri naturali.
Perché – ha osservato pragmaticamente il primo ministro norvegese, Jens Stoltenberg – “dobbiamo reagire al cambiamento climatico non solo cercando di mitigarlo, ma anche adattandoci ai suoi effetti”. Concorde Barroso, che ha aggiunto: “Lavoriamo per il meglio, ma dobbiamo prepararci al peggio”.
In una grotta scavata nel permafrost delle isole Svalbard, a metà strada tra l’estremità settentrionale della Scandinavia e il Polo Nord, ha preso il via ieri (feb 2008 nd.r.) un progetto faraonico, destinato a garantire il nutrimento di centinaia di generazioni future.
È un gelido caveau a settanta metri di profondità nel cuore di una montagna affacciata sul livido braccio di mare di fronte a Longyearbyen. Qui si cercherà di conservare, per una ragionevole eternità, non il corpo imbalsamato di un uomo di straordinaria potenza, ma l’intero patrimonio di sementi che l’umanità ha sviluppato, nei circa dodicimila anni trascorsi da quando ha domesticato la prima pianta.
“Il deposito è studiato per durare anche duemila, cinquemila anni, solo chi ha costruito le piramidi ha forse guardato così lontano”, dice Cary Fowler, direttore del Fondo mondiale per la diversità delle colture, organismo che gestirà la struttura, finanziata dal Governo norvegese.
Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, l’ha definita “un giardino dell’Eden surgelato”, i più romantici la chiamano “l’arca di Noè dei vegetali”, il nome ufficiale è Global Seed Vault. Una cassetta di sicurezza dei grani del mondo: non una banca dei semi, ma una doppia copia, il duplicato delle collezioni conservate nelle banche nazionali, che potrebbero essere danneggiate da guasti, guerre, disastri naturali.
Perché – ha osservato pragmaticamente il primo ministro norvegese, Jens Stoltenberg – “dobbiamo reagire al cambiamento climatico non solo cercando di mitigarlo, ma anche adattandoci ai suoi effetti”. Concorde Barroso, che ha aggiunto: “Lavoriamo per il meglio, ma dobbiamo prepararci al peggio”.
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