Scalata in Borsa di Big pharma in 6 mesi incassati 60 miliardi
MILANO - Sessanta miliardi di euro di capitalizzazione di Borsa guadagnati in sei mesi. Cinque miliardi già incassati grazie alla vendita di oltre 600 milioni di dosi di vaccini. Più un jackpot extra di qualche miliardo guadagnato con il boom degli "optional pandemici" come anti-virali, mascherine protettive o disinfettanti igienici per le mani.
La prima ondata di influenza A va in archivio con un numero di vittime molto inferiore al previsto (per fortuna), un mare di polemiche sul ruolo di Oms e governi e - cifre alla mano - un solo grande vincitore: i colossi dell' industria farmaceutica. I loro conti, grazie al virus H1n1, scoppiano di salute. E i tagli agli ordini di medicinali annunciati in questi giorni da Parigi, Londra, Berlino e Washington, annacqueranno solo parzialmente i sei mesi d' oro piovuti inattesi (forse non del tutto, maligna qualcuno) sul settore. I numeri parlano da soli: l' inglese Gsk macinerà tra settembre 2009 e il prossimo marzo entrate straordinarie per quasi 3 miliardi di euro grazie al successo del suo vaccino Pandemrix, venduto in 440 milioni di dosi a 22 paesi differenti. La Novartis - fornitore ufficiale del governo italiano con il Focetria - prevede di mettersi in tasca nello stesso periodo grazie all' effetto pandemia un miliardo.
Come la francese Sanofi e poco più dell' americana Baxter. Incassi unatantum, ricordano prudenti gli analisti, che però hanno fatto da volano a un boom in Borsa delle loro azioni: i titoli dei quattro big mondiale del vaccino hanno guadagnato da giugno scorso ad oggi in media il 35%, ben più del rialzo degli indici generali. Crescendo in valore di 60 miliardi.
E la "viruspatia" dei loro corsi sul listino è stata confermata - se mai ce ne fosse stato bisogno - dal lieve calo (-7% circa) da una settimana a questa parte di Gsk e Novartis, le prime vittime dei colpi di forbice dei governi alle ordinazioni di vaccini: la Germania ha ridotto del 30% (da 50 a 34 milioni di dosi) la commessa al gruppo inglese mentre Parigi - che punta a comprare solo 44 dei 94 milioni ordinati - è riuscita a farsi cancellare da Novartis la consegna di 7 milioni di dosi.
Il business del vaccino però è solo la punta dell' iceberg nel mondo dorato della Virus Spa. L' ansia pandemica, per dire, ha fatto decollare anche le vendite di prodotti anti-virali. In Italia un anno fa se ne consumavano meno di 0,5 confezioni ogni 100mila abitanti la settimana. Lo scorso autunno, nel picco dell' ansia da H1n1, si è arrivati a quota 35 confezioni.
A beneficiarne i soliti noti: nei primi nove mesi del 2009 il Relenza, prodotto di punta nel ramo di Gsk, ha macinato 600 milioni di vendite, un record. Il Tamiflu della svizzera Roche, il medicinale di maggior successo nel campo, ha decuplicato le vendite a 2 miliardi nel 2009. Una pioggia di denaro imprevista è finita anche nelle tasche degli specialisti di "oggettistica" pandemica. La prevenzione faida-te ha moltiplicato le vendite di mascherine protettive per il volto (solo la Francia ne ha ordinate un miliardo): la 3M, leader mondiale del settore, ne ha piazzate per 100 milioni di dollari in più dell' anno scorso e per sei mesi ha fatto lavorare i suoi impianti di produzione 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana per riuscire a star dietro alla domanda.
Le vendite di gel disinfettanti per le mani sono cresciute in Italia del 50% (dati Nielsen) mentre gli americani - calcola la società di ricerca Minter - hanno speso 3,6 miliardi di dollari in più solo per lo shopping anti-influenza A, una spesa sui generis fatta di analgesici, amuchina, disinfettanti per la casa o per macchine depuratrici d' aria. La prima ondata di H1N1, insomma, è fatta di poche vittime e molti affari. Tanto che più di un' istituzione ha acceso un faro proprio sul ruolo dei grandi beneficiari dell' influenza A: il consiglio d' Europa ha annunciato un' indagine sui meccanismi che hanno portato alla dichiarazione di pandemia.
L' Organizzazione mondiale della sanità sta valutando la posizione dei suoi advisor scientifici, molti dei quali sarebbero pure consulenti ben retribuiti dei colossi della salute. Nell' occhio del ciclone a Londra sono 11 dei 20 membri del Sage, il pool di professori universitari incaricati di gestire le emergenze sanitarie, accusati di conflitto d' interessi per i legami con le società farmaceutiche. Le inchieste faranno il loro corso. Ma il tesoretto garantito dalla pandemia a Big pharma, a questo punto, non potrà portarlo via più nessuno. - ETTORE LIVINI
MILANO - Sessanta miliardi di euro di capitalizzazione di Borsa guadagnati in sei mesi. Cinque miliardi già incassati grazie alla vendita di oltre 600 milioni di dosi di vaccini. Più un jackpot extra di qualche miliardo guadagnato con il boom degli "optional pandemici" come anti-virali, mascherine protettive o disinfettanti igienici per le mani.
La prima ondata di influenza A va in archivio con un numero di vittime molto inferiore al previsto (per fortuna), un mare di polemiche sul ruolo di Oms e governi e - cifre alla mano - un solo grande vincitore: i colossi dell' industria farmaceutica. I loro conti, grazie al virus H1n1, scoppiano di salute. E i tagli agli ordini di medicinali annunciati in questi giorni da Parigi, Londra, Berlino e Washington, annacqueranno solo parzialmente i sei mesi d' oro piovuti inattesi (forse non del tutto, maligna qualcuno) sul settore. I numeri parlano da soli: l' inglese Gsk macinerà tra settembre 2009 e il prossimo marzo entrate straordinarie per quasi 3 miliardi di euro grazie al successo del suo vaccino Pandemrix, venduto in 440 milioni di dosi a 22 paesi differenti. La Novartis - fornitore ufficiale del governo italiano con il Focetria - prevede di mettersi in tasca nello stesso periodo grazie all' effetto pandemia un miliardo.
Come la francese Sanofi e poco più dell' americana Baxter. Incassi unatantum, ricordano prudenti gli analisti, che però hanno fatto da volano a un boom in Borsa delle loro azioni: i titoli dei quattro big mondiale del vaccino hanno guadagnato da giugno scorso ad oggi in media il 35%, ben più del rialzo degli indici generali. Crescendo in valore di 60 miliardi.
E la "viruspatia" dei loro corsi sul listino è stata confermata - se mai ce ne fosse stato bisogno - dal lieve calo (-7% circa) da una settimana a questa parte di Gsk e Novartis, le prime vittime dei colpi di forbice dei governi alle ordinazioni di vaccini: la Germania ha ridotto del 30% (da 50 a 34 milioni di dosi) la commessa al gruppo inglese mentre Parigi - che punta a comprare solo 44 dei 94 milioni ordinati - è riuscita a farsi cancellare da Novartis la consegna di 7 milioni di dosi.
Il business del vaccino però è solo la punta dell' iceberg nel mondo dorato della Virus Spa. L' ansia pandemica, per dire, ha fatto decollare anche le vendite di prodotti anti-virali. In Italia un anno fa se ne consumavano meno di 0,5 confezioni ogni 100mila abitanti la settimana. Lo scorso autunno, nel picco dell' ansia da H1n1, si è arrivati a quota 35 confezioni.
A beneficiarne i soliti noti: nei primi nove mesi del 2009 il Relenza, prodotto di punta nel ramo di Gsk, ha macinato 600 milioni di vendite, un record. Il Tamiflu della svizzera Roche, il medicinale di maggior successo nel campo, ha decuplicato le vendite a 2 miliardi nel 2009. Una pioggia di denaro imprevista è finita anche nelle tasche degli specialisti di "oggettistica" pandemica. La prevenzione faida-te ha moltiplicato le vendite di mascherine protettive per il volto (solo la Francia ne ha ordinate un miliardo): la 3M, leader mondiale del settore, ne ha piazzate per 100 milioni di dollari in più dell' anno scorso e per sei mesi ha fatto lavorare i suoi impianti di produzione 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana per riuscire a star dietro alla domanda.
Le vendite di gel disinfettanti per le mani sono cresciute in Italia del 50% (dati Nielsen) mentre gli americani - calcola la società di ricerca Minter - hanno speso 3,6 miliardi di dollari in più solo per lo shopping anti-influenza A, una spesa sui generis fatta di analgesici, amuchina, disinfettanti per la casa o per macchine depuratrici d' aria. La prima ondata di H1N1, insomma, è fatta di poche vittime e molti affari. Tanto che più di un' istituzione ha acceso un faro proprio sul ruolo dei grandi beneficiari dell' influenza A: il consiglio d' Europa ha annunciato un' indagine sui meccanismi che hanno portato alla dichiarazione di pandemia.
L' Organizzazione mondiale della sanità sta valutando la posizione dei suoi advisor scientifici, molti dei quali sarebbero pure consulenti ben retribuiti dei colossi della salute. Nell' occhio del ciclone a Londra sono 11 dei 20 membri del Sage, il pool di professori universitari incaricati di gestire le emergenze sanitarie, accusati di conflitto d' interessi per i legami con le società farmaceutiche. Le inchieste faranno il loro corso. Ma il tesoretto garantito dalla pandemia a Big pharma, a questo punto, non potrà portarlo via più nessuno. - ETTORE LIVINI
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